giovedì 21 febbraio 2013

[APHverse] (The DayDancers) BloodyMoonDance

Intro

La Bocca



Nella sala fumosa, illuminata solo a tratti dalle luci intermittenti e dagli strobo, i rumori coperti dalla musica a palla di una band di musica dance, si aggirava una splendida bionda dai lunghi capelli lievemente mossi, il corpo minuto e flessuoso fasciato in uno striminzito tubino nero di finta pelle. I suoi profondi occhi cerulei perlustravano famelici la variegata fauna ivi presente, quando si posarono su un bel ragazzotto palestrato dalla pelle leggermente abbronzata, due smeraldi al posto degli occhi e capelli castano chiaro portati corti, che incorniciavano un viso sfilato dotato di zigomi taglienti come rasoi, che, accortosi dell'attenzione della fanciulla, si mise a sfoggiare uno dei suoi sorrisi migliori, due file di perfette e candide perle erano delimitate da succose e carnose labbra che non vedevano l'ora di essere morse avidamente, e succhiate con voluttà. Egli percorse quasi in trance la distanza che li divideva, noncurante delle persone che urtava al suo passaggio, l'unica cosa che lo interessasse in quel momento era avvicinarsi il più possibile a quell'angelo caduto sulla terra non sapendo né il perché, né cosa lo avrebbe aspettato in seguito. Ella si pose davanti a lui dandogli le spalle mentre gli si strusciava col sedere, egli la cinse avvicinandone la vita sottile col braccio destro interamente coperto da vari tatuaggi, dei quali il più grande raffigurava un enorme drago cinese che avvolgeva tra le sue spire metà avambraccio e tutto il braccio, fino a terminare con la testa sull'articolazione della spalla. Ella rispose all'abbraccio attirando a sé il viso del palestrato e facendo una piroetta fece in modo di trovarsi occhi negli occhi col ragazzo, l'uno respirava il respiro dell'altra fino a che le loro bocche si ritrovarono pericolosamente vicine, tanto che il bacio fu inevitabile. Il cuore del ragazzo cominciò a pompare freneticamente mentre le sue labbra e la sua lingua sembravano senza controllo, quasi si muovessero con una volontà propria, le sue mani intanto frugarono ritmicamente il corpo della bionda sconosciuta che rispondeva con la stessa frenesia, continuando in quel sensuale e lascivo balletto i due raggiunsero, senza accorgersene, uno dei divanetti disposti alle pareti della sala, cadendo con una certa grazia si ritrovarono l'una a cavalcioni dell'altro. Senza neanche un invito ella strappò dal torace di lui lo smanicato verde militare che indossava, scoprendo così dei perfetti pettorali ed una tartaruga da far invidia a certi attori del cinema, staccò quindi la bocca da quest’ultimo per posarla sul collo che incominciò a mordicchiare avidamente per tutta la lunghezza, da par suo il giovane sollevò l’abitino di lei scoprendone le candide e nude natiche che prese con forza tra le mani provocando un gemito nella ragazza che fu costretta a lasciare in pace il collo. Le mani di lei intanto erano occupate ad armeggiare con la zip dei jeans scuri di lui, per liberarne l'erezione, con la destra avvolse il membro e cominciò a masturbarlo, egli allora fece un grido di piacere a malapena soffocato, sentendo avvicinare l'orgasmo, d'un tratto la fanciulla smise il lavoro posando entrambe le mani alle ginocchia di lui divaricandogli le cosce, abbassò la propria testa fino a trovarsi vicino al membro spalancò la bocca mostrando quattro zanne lunghissime e si avventò sul pene come se fosse un hot dog, le zanne affondarono alla base del fallo, il grido che ne seguì fu un misto tra la sorpresa, il terrore ed il dolore. Il corpo del ragazzo sembrava non muoversi più agli ordini del suo padrone, infatti se ne restava immobile e paralizzato, nonostante la volontà del giovane che voleva liberarsi a tutti i costi da quella presa. Ad un certo punto sentì un rumore sordo e l'allentarsi della presa attorno al proprio membro, ripreso il controllo del proprio corpo abbassò lo sguardo e non vide altro che il suo amichetto ancora dritto sull'attenti, mentre alle sue orecchie giungevano delle voci femminili in lontananza che discutevano tra loro: «Ancora queste succubi del cazzo questa è la terza che becchiamo in meno di una settimana!» disse la voce di quella che pareva la più giovane; «Perché ti lamenti così tanto? Tanto è il nostro lavoro ammazzarle, una in più o una in meno che differenza fa.» commentò un'altra, «Non è di questo che mi lamento, la cosa che non mi va giù è che queste attaccano sempre durante le nostre esibizioni, se continua di questo passo non ci chiamerà più nessuno, te ne rendi conto sì o no?»; l'altra rispose solo con uno sguardo rassegnato.